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PAGANESIMO ROMANO


Già in epoca monarchica Roma aveva fuso culture molto dissimili come quella etrusca al Nord e quelle della Magna Grecia a sud, poi in epoca imperiale aveva inglobato popolazioni delle più disparate e contrastanti culture: dai Germani, agli Ispanici, ai Nordafricani, ai Medio orientali, ai Dalmati.

Pur nelle marcate declinazioni locali periferiche, il potere fortemente centralizzato aveva però operato una sintesi delle culture estesa anche all'ambito religioso.

Nella fase monarchica i Romani avevano acquisito i principi religiosi etruschi; una loro triade era stata trasformata dapprima in quella di Giove, Marte e Quirino, poi ricomposta in Giove, Giunone e Minerva.

I Romani vivevano gli dei come forze creatrici del mondo, sensibili e suscettibili, da ingraziarsi preventivamente o ringraziare successivamente.

Il forte carattere pragmatico dei Romani aveva fatto prescegliere una pletora di divinità, aventi ciascuno una competenza, dalle più semplici alle più complesse, dalle concrete alle astratte.

Esisteva anche un Dio Sconosciuto e una vasta personificazione dell'astratto, le allegorie.

Il loro senso pratico era giunto alla Pax Deorum, gratificazione o prezzo pagato per una impresa, e al Voto, consistente in un impegno di prezzo da pagare solo a beneficio ottenuto.

Le divinità andarono via via differenziandosi dalle equivalenti etrusche e somigliando a quelle greche.

Non cambiavano solo i nomi ma anche le funzioni. Gli dei romani erano più familiari e pratici. Ne venivano aggiunti di domestici e di pubblici e di categorie sociali (contadini, artigiani, edili, guerrieri, nobili, ecc.). Esisteva una divinità per ogni fase della vita dell'uomo e della coltivazione dei campi.

Prima all'aperto poi davanti ai templi erano frequentissimi e rigorosi i cerimoniali religiosi attinenti la vita pubblica soprattutto quella relativa alla fecondità delle campagne e al buon esito delle guerre.

 Le vestali, sacerdotesse dei templi, erano obbligate alla castità, se trasgredivano venivano sepolte vive.

Credevano che i defunti proseguissero un'esistenza muta, triste e invisibile, con diritto a disturbare i vivi.

Per i grandi eroi era prevista la Apoteosi con la divinizzazione. Con Domiziano furono introdotte anche le divinità egizie e la divinizzazione dell'Imperatore.

A partire da Costantino, il Cristianesimo in parte fugò, in parte assorbì  il Paganesimo Romano (vedere EDIFICI SACRI /TEMPLI ROMANI).


 
 

 

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