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ABELARDO E ELOISA


Tra le più struggenti storie d’amore della letteratura europea, sia pure non culminate nella tragedia ma nelle più atroci sofferenze, accanto a quelle di Romeo e Giulietta, Paolo e Francesca, Tristano e Isotta, Lancillotto e Ginevra, si pone quella di Abelardo ed Eloisa.

Questa non è gonfiata dalla leggenda né da eccessiva enfasi poetica ma si distingue perché interamente vissuta nella vita reale e raccontata in prima persona direttamente dai protagonisti.

Non raggiunge i vertici lirici di Dante o di Shakespeare eppure è permeata di delicata toccante poesia.

Le lettere dei due amanti e le poesie dedicate da Abelardo ad Eloisa commossero tutta Parigi per "la dolcezza delle parole e la bellezza del ritmo musicale".

Il 37enne abate Abelardo, illustre maestro precettore filosofo e teologo, nel 1116 era stato chiamato a dar lezioni alla bellissima 17enne Eloisa. Tra i due nacque presto una ardente irrefrenabile passione amorosa: erotica per lui, totale per lei.

L’arrivo inatteso di un bimbo sconvolse la loro esistenza: le regole religiose impedivano il matrimonio salvo che Abelardo rinunciasse alla tonaca, agli studi e ai successi professionali. Abelardo propose le nozze riparatrici, respinte da Eloisa che preferì salvare la carriera dell’illustre maestro.

La famiglia di Eloisa ‘salvò’ invece l’onore della giovane mandando a castrare l’Abelardo. Ne conseguì la separazione degli amanti con infinite privazioni. Eloisa divenne badessa in Monastero, definitivamente impedita a frequentare Abelardo.

Si narrò che nel 1164 seppellendo Eloisa accanto ad Abelardo, già morto nel 1142, questi allargò le braccia per riceverla accanto nella tomba.

Da sempre la vicenda dell’amore interrotto e trasformato in tortura dall’incomprensione umana, dalle convenzioni sociali e dalla ipocrisia, ha destato pietà e raccapriccio per il dolore degli amanti e per le nequizie del Medioevo, tristemente reiterate anche nelle epoche successive.

Una bella cappella gotica unisce per sempre Abelardo ed Eloisa affiancati in preghiera, in gesto di perdono, nella veglia dell’attesa del Giudizio Finale, fiduciosi della comprensione umana e di quella divina.

Tomba di Abelardo e Eloisa - Parigi , Cimitero Père Lachaise                             


 

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