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NUOVO BEETHOVEN

    Nei dipinti dell'epoca lo leggiamo truce, volitivo, creativo, ribelle, delicato e forte.

Pur intriso degli ideali umanitari dell'illuminismo, Beethoven è già vicino alla spiritualità romantica.

Si distinguono tre suoi periodi creativi:  al primo (fino al 1806)  risalgono le produzioni di sconvolgente audacia espressiva, il secondo periodo (1807-1815)  mostra toni distesi e sereni; il terzo (1816-1827)  è caratterizzato da opere complesse e problematiche.

    La nona sinfonia si conclude con l' Inno alla gioia (da Schiller), evocazione musicale del trionfo della gioia e della fraternità universale sulla disperazione e la guerra, riconosciuto Patrimonio Mondiale dell'Unesco.

Nel cinema si contano una trentina di film ispirati alla sua vita e ben 270 colonne sonore che usano suoi brani.

     “Chi verrà dopo di lui non continuerà, dovrà ricominciare, perché questo precursore ha condotto l’opera sua fino agli estremi confini dell’arte”. Questa una delle frasi di più fervente ammirazione scritte dal letterato Franz Grillparzer per l’orazione funebre di Ludwig van Beethoven.

    Il grandissimo musicista venne dapprima sepolto nel cimitero di Wahring, a ovest di Vienna; poi nel 1888 i suoi resti furono trasferiti al Zentralfriedhof, il “Cimitero Centrale”, da poco costruito. Il sepolcro di Beethoven si trova nel cosiddetto “quartiere dei musicisti”, dove vi sono anche, disposte in cerchio, le tombe di Franz Schubert, di Johannes Brahms e degli Strauss, oltre ad un monumento funebre in onore di Mozart. Queste sepolture sembrano creare una piccola zona di delicata levità all’interno della vasta area del Camposanto, come se la natura incorporea della musica consentisse di stabilire una misteriosa connessione tra il mondo materiale e quello ultraterreno.

 

 

 

 

 

 

 

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