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8 visitatori onlineANIMA - Dispersioni Culturali
L’anima come psiche era già stata proposta dall’antichità greca. gli studi moderni sono partiti con la psicologia e ancor meglio con la psicoanalisi, questa però nata solo un secolo fa. non ci stupisce che ancora non sia pervenuta a definizioni e dimostrazioni chiare ed oggettive sulla esistenza dell’anima. Agli antichi Romani è stata sempre riconosciuta la originale capacità di fondere le culture dei popoli vinti, di acquisirne ed approfondirne le emergenze culturali. Forse questo non avvenne fin in fondo tra i Romani e gli Egizi. L’incontro tra questi due popoli fu improvviso, rapido e superficiale. nell’arco di pochi anni, della plurimillenaria cultura egizia scomparvero la scrittura e la religione. La natura guerresca, pragmatica, epicurea, dei romani non era terreno fertile perché attecchissero le idee dell’astratto metafisico. Andarono perse le conoscenze egizie molto sviluppate nella comprensione della psiche e dell’anima. L’idea dell’immortalità dell’anima era stata estesa all’intera persona del regnante. Pochi riflessi dei culti egizi posiamo riconoscere, nei primi due secoli dopo la conquista dell’Egitto, nella tentata divinizzazione degli imperatori romani con la apoteosi post mortem, circoscritta alla vanagloria personale, cui peraltro non corrispondeva una credenza comune né popolare né aristocratica. Il libro dei morti gelosamente custodito raccoglieva le formule magiche per la divinizzazione del defunto. Per gli Egizi l’essere spirituale si componeva di tre parti o qualità: il “ka”, il “ba” e l’ “akh” rispettivamente, la forza vitale, la psiche, il potere magico. Taliqualità nell' antico Egitto si ritenevano dapprima possedute solo da dai re o faraoni, degni di assurgere a divinità dopo la morte; col tempo si ritennero possedute anche da alti dignitari e poi via via anche da personaggi particolarmente meritevoli. Tra l’altro gli Egizi credevano nella reincarnazione, successivamente acquisita dall’orfismo greco con Pitagora e Platone. Il Cristianesimo introdusse il principio dell’ immortalità dell’anima assegnata, alla nascita, all’umanità dal Divino Creatore, con la discussa facoltà del libero arbitrio che porta a scelte meritorie o riprovevoli. L’Islam indica in circa sette anni l’età di acquisizione dell’anima nei fanciulli, in tal modo sottintendendo un tempo di maturazione per pervenire al diritto ad accettarla consapevolmente od un tempo necessario alla sua formazione, forse bisognosa di dotarsi di un minimo di esperienze sociali. In tale seconda ipotesi l’anima assumerebbe la connotazione di un organo od un tratto anatomico, come la mente, la psiche, la memoria, la sensibilità, il carattere, l’indole, che partono deboli alla nascita della persona e vanno delineandosi col tempo. |
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